Dal 10 al 12 giugno si è svolto “Future Respect – Imprese Sostenibili, Pratiche a Confronto”, il 1° Congresso Nazionale per mettere a confronto le migliori pratiche e i casi di successo che rendono sostenibili le attività produttive. Il Congresso è stato programmato da ConsumerLab, organizzazione che promuove la cultura della Sostenibilità illustrando case history di successo estratte dai bilanci redatti dalle imprese, e fornisce loro strumenti utili per ottenere risultati concreti in termini di innovazione, comunicazione e reputazione valorizzando l’impegno verso gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Tra i progetti dell’Associazione, inoltre, rientra la neonata NEXTPEDIA, piattaforma online della Sostenibilità per il consumatore consapevole.
Il Congresso, alla sua prima edizione, ha registrato oltre 6000 visualizzazioni in diretta e vantato ben 85 interventi da parte delle più importanti realtà italiane. Tra i molteplici interventi degli esperti, è spiccato quello di Pucci Romano, Presidente SKINECO – Associazione Internazionale di Ecodermatologia, che ha illustrato lo Stato dell’Arte della cosmesi ecodermocompatibile ed iniziato un seguitissimo dibattito.
Per i suoi lettori, il team Skineco ha posto qualche domanda al dott. Tamburella, responsabile del centro studi di ConsumerLab, su cosa significhi la sostenibilità nel panorama consumeristico odierno.
Si parla tanto di sostenibilità ma i consumatori sono ancora confusi: a livello aziendale, quali misure vengono messe in atto per intraprendere concretamente la strada verso la sostenibilità ed evitare di cadere nel greenwashing?
C’è una grandissima differenza tra ciò che si dice e ciò che si fa. In Italia abbiamo poco meno di 1500 aziende che hanno rilasciato i bilanci, praticamente una goccia nel mare.
Dunque, ai fini della comunicazione tutti parlano di sostenibilità ma di concreto c’è ancora poco. Necessario tenere anche a mente, quando si parla di sostenibilità, che non è una tematica esclusivamente ambientale: è un fatto sociale, legale, di trasparenza. Adesso, infatti, non si parla neanche più tanto di greenwashing quanto più di hazy, dall’inglese “foschia” – pochissime sono infatti le aziende che rilasciano i dati che misurano il loro impatto, e se lo fanno si tratta di aziende molto grosse che sono quotate in borsa oppure hanno obiettivi obbligazionari o di equity.
Dunque sono le grandi aziende, quelle che stanno concretizzando il loro impegno in termini di sostenibilità?
Tendenzialmente sì. Ci sono PMI impegnate su questo fronte ma non sono la maggioranza.
I dati, poi, spesso sono di difficile fruizione: per quanto riguarda i report di sostenibilità, il più utilizzato è il modello GRI, che è però pressoché inutili ai fini della comunicazione data la sua natura complessa.
Da parte dei consumatori, invece, è l’alta l’attenzione a questi temi?
I consumatori sono più attenti alla sostenibilità da parte dei brand del settore agroalimentare, rispetto a quelli del benessere e della cosmetica. In cosmesi, poi, il famoso principio di precauzione fa fatica ad attecchire: il “sicuro per legge”, visto con occhi aziendali, è un concetto sacro. Per questo si dice che è sostenibile chi fa più del dovuto!
In quest’ultimo anno, la pandemia ha influito sul tema della sostenibilità, sia da un punto di vista comportamentale del consumatore che aziendale? E se sì, in maniera positiva o negativa?
Nonostante ci sia un’innegabile attenzione crescente da parte del consumatore, non dimentichiamo che la sostenibilità è un impegno: se una persona oggi ha difficolta ad arrivare a fine mese e deve acquistare un articolo più sostenibile di un altro ma anche più costoso, opta per il meno sostenibile senza pensarci due volte.
Il Covid ha creato mutazioni sociali, cambiando i meccanismi con cui le persone si orientano alla vita. Molti di questi sono sostenibili, altri no. Basti pensare alle costrizioni in casa dovute al lockdown, all’assenza di attività fisica e al consumo smisurato di dolciumi – tutti questi non sono comportamenti che favoriscono il benessere, affatto. È aumentato il divario sociale e l’equità sociale è stata offesa. Dunque, sì, a modo loro tutti questi cambiamenti hanno influito anche sulla sostenibilità.
Di seguito, l’apprezzatissimo intervento della Dott.ssa Pucci Romano, Presidente SKINECO.